Secondo le anticipazioni, il Governo starebbe pensando alla riforma della Carbon tax.
Obiettivo dei ministeri delle Attività produttive, dell’Economia e
dell’Ambiente: allentare il legame di dipendenza del nostro paese sia
dal petrolio che dal metano.
Si punta ad un riequilibrio delle diverse aliquote previste dalla
tassazione del ’99 che, per ridurre le emissioni di anidride carbonica,
incentivava l’utilizzo del metano nelle centrali a scapito del carbone.
Il Governo vorrebbe ora rimodulare le aliquote, distribuendo la
tassazione su tutti i combustibili, o stabilire un’unica aliquota
parametrata sulle emissioni CO2.
Verrebbe così rilanciato l’utilizzo del carbone, attualmente al 9% in Italia, contro il 34% della media europea e il 40% di quella mondiale.
Altra questione aperta, la costruzione di nuove centrali, considerate ora opere di pubblica utilità,
Per far partire i lavori, basterà una sola autorizzazione del Ministero
d’intesa con le regioni, come prevede il decreto legge sul riordino del
settore energetico.
Ma l’articolo 117 della Costituzione permette agli enti locali di legiferare in materia di energia, lasciando allo Stato interventi sui "principi fondamentali".
La materia, secondo Aldo Travi, professore di Diritto amministrativo
all’Università Cattolica di Milano richiede invece una gestione
unitaria. “Una revisione dell’art. 117 della Costituzione” – afferma Travi – “risulta urgente ed ineludibile”.