La Carbon Tax e i suoi effetti
A seguito del Protocollo di Kyoto, è stata concepita la "
carbon tax", la tassa sul carbonio, introdotta in Italia con legge n. 448/1998 e definita tassa ecologica "
al fine di perseguire l'obiettivo di riduzione delle emissioni di anidride carbonica".
Per i consumatori è solo un notevole aggravio, in quanto in
Italia le imposte sulle fonti energetiche sono tra le più alte nel
mondo o, se si vuole, tra le più ecologiche per scoraggiare i consumi,
che invece sono sempre aumentati.
Non solo la
carbon tax ha penalizzato
fortemente il carbone, mettendolo praticamente fuori mercato come
combustibile per la produzione di energia elettrica, ma soprattutto i
consumatori che, grazie a questa tassa a loro carico, dovranno
rinunciare anche alle riduzioni delle tariffe elettriche possibili con
un maggior impiego di carbone.
La tassazione sul carbone: +400% rispetto ad olio e gas
Infatti, la
carbon tax non tassa le emissioni di CO2,
bensì i combustibili in maniera differenziata e indipendentemente
dall'effettivo contributo alle emissioni di CO2. Più precisamente, lo
stesso Kg di CO2 viene tassato 16,9 lire se prodotto da carbone, 4,6
lire se prodotto da gas naturale e 4,2 lire se da olio combustibile,
con una differenza che arriva quasi al 400%.
L'Unione europea interpreta la
carbon tax in modo molto
diverso. Infatti, tende a proporre un sistema di aliquote minime su
tutti i prodotti energetici, anche ai fini di un coordinamento del
mercato unico, obiettivo che la nuova tassa italiana contribuisce a non
conseguire.
L'Unione europea non prevede nuovi prelievi, ma segue il criterio di
armonizzazione ad un livello minimo applicato in tutti i paesi a tutte
le fonti energetiche (carbone, gas, energia elettrica, prodotti
petroliferi) e, per quanto riguarda il settore elettrico, propone di
tassare il prodotto finale (
output tax) e non i combustibili per la produzione termoelettrica (
input tax),
al fine di uniformare la tassazione per paese di destinazione. In tal
modo si allineerebbero le condizioni di concorrenza nella fase di
generazione, rinunciando a far distinzioni sulla fonte primaria con la
quale l'energia elettrica viene prodotta.
La carbon tax, come disciplinata in Italia, trasforma il carbone
-in origine il più competitivo- nel combustibile meno competitivo. Nel
2005, secondo quanto previsto dalla legge, la tassa salirà per il
carbone a 41,8 lire/kg, quasi 4 volte quella sul gas.
|
Carbon tax per Kg
di CO2
(lire)
|
CO2 per kg
di combustibile
(%)
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Carbon tax per Kg
di CO2
(lire)
|
1999
|
|
2005
|
carbone
|
16,9
|
2,48
|
41,8
|
olio combustibile
|
4,2
|
3,10
|
12,9
|
gas
|
4,6
|
1,94
|
8,7
|
Dal 2002, quando sarà pienamente operativa la "
Borsa dell'energia",
che permetterà ai consumatori di acquistare l'energia elettrica a minor
prezzo dalle centrali che utilizzano il combustibile più competitivo e
quando il petrolio tornerà a valori più normali di 20/22 dollari a
barile, (così come previsto dai maggiori Uffici studi internazionali),
il carbone sarà praticamente abbandonato perché penalizzato in maniera
così eccessiva dalla
carbon tax da perdere ogni valenza competitiva.
Negli altri paesi europei, invece, non
è tassato tranne che in Olanda, dove il prelievo fiscale è inferiore
del 50%, i consumi energetici molto inferiori e le emissioni di
anidride carbonica tra le più alte d'Europa.
In Germania, l'unico altro paese
europeo dove i Verdi sono al Governo, è stata introdotta nel 1999 una
tassa sul gas per la produzione di energia elettrica, mantenendo invece
l'esenzione sul carbone. E proprio in Germania le tariffe sono scese
mediamente del 40%.
In Finlandia, dopo l'apertura del
"Nordic Pool", la Borsa dell'energia dei paesi scandinavi (1998), è
stata abolita la tassazione sul carbone per aumentare la competitività
del paese a fronte delle importazioni a basso prezzo di energia
elettrica dai paesi confinanti.
In Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Grecia, Irlanda, Lussemburgo,
Portogallo, Spagna, Svezia e Gran Bretagna non c'è alcuna tassazione
sul carbone.
Le ripercussioni della carbon tax
In Italia, invece, la
carbon tax così come concepita rischia:
un'ulteriore penalizzazione della
competitività dell'industria nazionale, a causa del costo dell'energia
superiore alla media europea, con evidenti ricadute sul tasso di
inflazione;
un'incidenza sulla sicurezza
dell'approvvigionamento energetico. Infatti, l'attuale tendenza verso
il gas naturale porterà nel 2005 la produzione di energia elettrica da
metano ad una quota del 55% (di cui il 90% proveniente da due
metanodotti a rischio, l'uno in Algeria e l'altro in Russia), che
potrebbe non garantire un adeguato grado di diversificazione delle
fonti e, quindi, prefigurare rischi relativi alla sicurezza
dell'approvvigionamento;
una incoerenza fiscale rispetto alla
politica energetica del Governo che, nell'ambito della Conferenza
nazionale energia ed ambiente (1998), ha previsto un mix di
combustibili che riserva al carbone il mantenimento dell'attuale quota
di mercato;
una frattura con i principi
dell'Agenzia internazionale dell'energia (AIE) che, nel rapporto 1999
sulla politica energetica italiana, ha evidenziato una tassazione sul
carbone troppo penalizzante rispetto all'olio combustibile e al gas
naturale;
ripercussioni nell'interscambio mondiale di merci. La
carbon tax,
infatti, può essere restrittiva della libera circolazione delle merci e
i paesi produttori di carbone (tra cui Australia, Colombia, Cina,
Indonesia, Sud Africa, fornitori del 90% circa delle esportazioni di
carbone in Italia), hanno già espresso al Governo italiano le loro
perplessità riservandosi la possibilità di azioni a tutela delle loro
esportazioni.
Per una bolletta elettrica più leggera
Ecco alcuni consigli con i quali si può risparmiare anche il 50 per cento sulla bolletta elettrica:
Lavatrici
- Utilizzare la
lavatrice
solo a pieno carico, altrimenti servirsi del tasto "mezzo carico".
Separare il bucato in base al tipo di tessuto e di sporco e scegliere
correttamente il programma. Per la biancheria non molto sporca evitare
il prelavaggio: in questo modo si risparmieranno energia, acqua e
detersivo. Preferire i programmi di lavaggio a temperature non elevate
( 40°C - 60°C). Lavare a 90°C solo biancheria veramente molto sporca e
molto resistente: questa temperatura, infatti, comporta elevati consumi
di acqua, di detersivo e di energia (per alzare la temperatura
dell'acqua). Non esagerare con il detersivo: un buon lavaggio non
dipende tanto dalla quantità di detergente quanto dalle prestazioni
della macchina e dal grado di durezza dell'acqua utilizzata. Pulire
frequentemente il filtro.
Lavastoviglie
- Per risparmiare il consumo d'acqua, evitare il
prelavaggio
(che ne raddoppia il consumo). Per risparmiare elettricità evitare di
utilizzare la macchina per poche stoviglie ed escludere dal programma
la fase di asciugatura: aprendo lo sportello e lasciando circolare
l'aria si ottengono gli stessi risultati, con il 45 per cento in meno
di elettricità. Riservare il ciclo intensivo solo a carichi con
pentole, padelle e pirofile particolarmente sporche. Per il detersivo
ricordare che i modelli delle nuove generazioni di lavastoviglie hanno
bisogno solamente di 20 o 30 grammi di detersivo (contro i 40 -50 del
passato).
Illuminazione
- Preferire le
lampadine a risparmio energetico,
le fluorescenti compatte. Costano di più, ma durano anche 8 volte più
delle lampadine a incandescenza e soprattutto consumano fino al 70 per
cento in meno. Lo stesso vale per i cosiddetti neon, che però sono
adatti solo in determinati ambienti. Le alogene hanno una durata
superiore rispetto alle tradizionali lampadine, ma per il tipo di luce
che emanano sono più adatte a illuminare punti ben precisi, perchè
altrimenti perdono il 20 per cento di luminosità. Negli ambienti in cui
non si ha bisogno della massima illuminazione, sostituire i comuni
interruttori con i regolatori di intensità luminosa. Esistono anche
interruttori automatici che azionano l'illuminazione solo in presenza
di persone, per poi interromperla a passaggio avvenuto. In generale,
ricordare anche che una lampadina da 100 watt illumina quanto sei da 25
watt, ma queste consumano il 50 per cento in più. Meglio allora un
lampadario unico, al centro della stanza e con una sola lampadina.
Tinteggiare le pareti con colori chiari, che riflettono la luce.
TV e HI-FI
- Collocare il
televisore
su un piano ben stabile e in modo da lasciare uno spazio di almeno 10
centimetri tra la parete e il retro dell'apparecchio per permettere
l'areazione. Evitare la posizione di stand-by, almeno là dove si può,
per risparmiare quei 20 watt all'ora richiesti dallo stand-by. Lo
stesso vale per gli hi-fi. Nei videoregistratori, invece, per mantenere
attive le funzioni di telecomando, dell'orologio e della memoria,
bisogna rispettare la funzione di stand-by e sacrificare 10 watt
all'ora.
Frigorifero e congelatore
- Collocare il
frigo
nel punto più fresco della cucina, lontano da fonti di calore, facendo
attenzione a lasciare uno spazio di almeno 10 centimetri tra la parete
e il retro dell'apparecchio, in modo che sia ben areato. Riporre i cibi
nel frigo ordinatamente e solo una volta che si siano raffreddati, per
evitare la formazione di brina sulle pareti. Regolare il termostato su
posizioni intermedie. Posizioni più fredde fanno aumentare i consumi
del 10/15 per cento. Aprire il minimo indispensabile la porta del frigo
ma, soprattutto, fare in modo di tenerla aperta il meno possibile per
evitare dispersione del freddo e conseguentemente, lo spreco di
energia. Verificare il buono stato delle guarnizioni della porta.
Sbrinare il frigo prima che lo stato di ghiaccio interno superi i 5
millimetri: la brina fa aumentare il consumo. Almeno una volta
all'anno, per meglio conservare l'efficienza dell'apparecchio e
impedire l'aumento dei consumi, pulire le serpentine del condensatore.
Il testo è stato preso da
www.consumatori.it